IV Conferenza Escapes – #escapes2017
Ripensare le migrazioni forzate
Teorie, prassi, linguaggi e rappresentazioni
Università di Parma, 8 e 9 Giugno 2017
Dall’accoglienza al fare-casa: spazi e risorse di “domesticità” nei percorsi abitativi dei migranti forzati
Proponenti: Cristina Bezzi (ATAS onlus), Paolo Boccagni (Università di Trento), Silvia Volpato (ATAS onlus)
l nostro panel invita a rileggere il tema della casa nell’esperienza di vita dei richiedenti protezione internazionale, guardando non solo all’accesso a (o l’esclusione da) strutture abitative di vario tipo, ma anche ai processi inclusione/esclusione relazionale, emotiva e simbolica – il “sentirsi a casa” oppure no – che si creano intorno ai percorsi di accoglienza.
Si tratta di aspetti intangibili, elusivi, eppure centrali per l’impatto di lungo periodo delle azioni di accoglienza. Dentro i vissuti dei migranti, questi aspetti sollevano questioni delicate e ben più che simboliche, se è vero – come molti osservano nei refugee studies – che uno dei tratti distintivi di questa esperienza di vita sta nel distacco prolungato, a volte imprevisto e imprevedibile, da tutto quello che fisicamente corrispondeva a “casa”. Nasce da qui l’interesse a raccogliere studi, idee, prassi su come e quanto, nel lavoro sociale con i richiedenti asilo in Italia, diverse soluzioni abitative-alloggiative, ma anche diverse modalità di vivere e organizzare gli spazi abitativi, aiutano le persone a sentirsi a casa, in qualche misura, anche in condizioni di incertezza e provvisorietà.
Trovare un posto per dormire, e poi una qualche sistemazione alloggiativa, e mantenerla nel tempo, sono esigenze quotidiane, a volte irrisolte, tra chi cerca protezione. Vederle con la lente del “fare-casa” vuol dire allargare i termini del problema, senza togliere nulla all’importanza della protezione materiale o del diritto all’abitare. Si tratta di guardare perché, in che modo e a quali condizioni le iniziative di accoglienza e integrazione attivino anche le dimensioni intangibili della casa: come le caratteristiche delle strutture abitative, le routine di vita negoziate con gli ospiti, le forme di accompagnamento sociale e di consumo del tempo libero influiscono sul senso soggettivo di spaesamento, o di sentirsi in qualche modo a casa, che si accompagna all’esperienza migratoria.
Naturalmente, molti fattori cruciali al riguardo – tempi ed esiti di esame della domanda, prospettive di inserimento sociale, relazioni con i familiari ecc. – vanno al di là del mandato degli operatori. A loro volta, però, le potenzialità dell’accoglienza e dei percorsi di supporto all’integrazione vanno molto al di là, per tutto ciò che riguarda la casa, della pura dimensione alloggiativa. Esiste intorno a questi temi un ricco patrimonio di pratiche, generalmente implicite e ancorate alle vicende locali di accoglienza, più meno efficace e duratura, nei territori italiani.
Questo panel mira a fare emergere e circolare almeno alcune storie al riguardo, attraverso l’elaborazione riflessiva di chi le ha personalmente vissute o osservate. Rielaborazioni di esperienze concrete, riuscite o no – accoglienza alloggiativa, accompagnamento all’abitare, ma anche iniziative legate a insediamenti informali, occupazioni, ecc. – possono essere fonti di idee, dilemmi e soluzioni da cercare in questa prospettiva.
Dall’accoglienza al fare-casa è indirizzato sia a ricercatori sociali, sia a operatori dei servizi di prima accoglienza. L’obiettivo che ci diamo non è semplicemente stimolare il dialogo fra “teoria” e “pratica”, ma vedere come l’attenzione alle dimensioni immateriali e relazionali dell’abitare possa alimentare idee e osservazioni innovative tra chi lavoro sul campo; e come i vissuti degli ospiti e operatori nelle strutture d’accoglienza, e di quanti si trovano ai margini anche di queste, aiutino a calare nella realtà l’idea astratta, a volte subdolamente romantica, di casa. Alla base del panel c’è proprio un primo confronto tra esperienze sul campo, maturate nell’associazione ATAS di Trento, e idee di ricerca, sviluppate dentro il progetto ERC HOMInG nel dipartimento di sociologia dell’Università di Trento.
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