Terza conferenza annuale di ESCAPES
Europa e migrazioni forzate
Quale futuro per le politiche europee?
Quali forme e pratiche di resistenza?
Università degli studi di Bari “Aldo Moro”, 23-24 giugno 2016
È aperta la call for presentations per intervenire in uno dei panels che si terranno in occasione della terza Conferenza annuale di Escapes.
2) Il dilemma dell’operatore sociale: tra l’adesione alle politiche di accoglienza e il supporto ai progetti di radicamento e mobilità di rifugiati e richiedenti asilo
Proponenti: Davide Biffi (Escapes) e Chiara Tasinazzo (Escapes)
Durante l’anno 2015 e l’inizio del 2016 abbiamo assistito a un inasprimento del dibattito intorno alla possibilità, da parte degli Stati membri dell’Unione Europea di riattivare e intensificare i controlli sulle frontiere interne per impedire il libero spostamento di richiedenti asilo e rifugiati in transito attraverso il continente. Il dibattito sulla legittimità di sospendere l’accordo di Schengen si è però rivelato secondario rispetto alle pratiche di alcuni governi che hanno unilateralmente sospeso il trattato causando situazioni di empasse in alcune zone di confine.
Possiamo ricordare a titolo esemplificativo il caso di Ventimiglia, agli onori di cronaca nell’estate 2015 per i respingimenti dei migranti da parte della polizia francese, così come quello del Brennero dove da settembre 2015 l’Austria ha ripristinato i controlli di frontiera. Allo stesso modo Svezia e Danimarca hanno recentemente dichiarato di voler istituire forme di controllo sugli ingressi. L’intensificazione dei transiti sulla cosiddetta “rotta balcanica” poi, ci interpella anche sulla questione dei confini esterni dell’UE.
La costruzione del muro di separazione tra Bulgaria e Serbia, il passaggio via mare tra Turchia e le isole greche come Lesbos e Chios, l’occupazione degli scogli a Ventimiglia e la formazione di insediamenti informali nelle zone di transito e nelle periferie d’Europa, come ad esempio “La Giungla” di Calais, sono situazioni che segnano l’esperienza di viaggio di molti migranti. È bene ricordare che questo passaggio forzato dalle rotte illegali e lo sfruttamento delle reti di trafficanti ha la sua origine anche nell’applicazione da parte degli Stati UE della Convenzione di Dublino III che regola le modalità di accesso in Europa, ove manca un sistema comunitario di gestione dei flussi migratori.
Quanto appena esposto rappresenta il quadro socio-politico nel quale vivono e viaggiano anche i migranti beneficiari di forme di accoglienza in Italia. Gli operatori dei centri di accoglienza si relazionano con persone che hanno vissuto, stanno vivendo o vivranno l’esperienza del viaggio attraverso l’Europa e il periodo di permanenza all’interno dei progetti è solo un frammento spazio-temporale delle traiettorie dei richiedenti asilo e dei rifugiati. I percorsi intrapresi alternano infatti periodi di clandestinità e marginalità a momenti di inclusione sociale spesso precari e temporanei.
Gli operatori dell’accoglienza si trovano nella scomoda posizione di dover elaborare insieme ai beneficiari percorsi di inclusione in luoghi e con modalità che rappresentano spesso una forzatura della loro libertà di scelta. Spesso, al termine del periodo di accoglienza, i beneficiari scelgono di riprendere il viaggio per raggiungere altri Paesi e agli operatori non resta che informarli del fatto che questo significa per loro un ritorno alla clandestinità e alla marginalità, senza avere gli strumenti per proporre alternative per una reale inclusione lavorativa e sociale in Italia.
La professionalità e l’adesione al sistema di regole che governa non solo il diritto di asilo, ma tutte le politiche migratorie nazionali ed europee si scontra spesso con l’etica personale degli operatori e con la consapevolezza della scarsa tutela riservata ai migranti. Inoltre la pressione dei media, della popolazione cittadina, dei partiti sul sistema di accoglienza e il dibattito politico che ne risulta, sono gli elementi che costituiscono lo scenario in cui gli operatori dell’accoglienza lavorano.
Quanto appena illustrato rappresenta quello che si può definire il “fardello” dell’operatore dell’accoglienza, che vive quotidianamente nel paradosso di dover scegliere tra tutela dei diritti e rispetto delle leggi, consapevole di avere davanti dei soggetti con la propria agency che però spesso non trovano spazio di considerazione.
Questo panel vuole analizzare i punti di intersezione tra le traiettorie percorse dai migranti e i sistemi di accoglienza italiani ed europei e sulla loro capacità di proporre reali opportunità di inclusione.
Saranno dunque selezionate etnografie, studi di casi, ricerche originali, riflessioni e rielaborazioni su esperienze professionali e buone pratiche che trattino:
- Le pratiche quotidiane di “r-esistenza” all’interno di progetti di accoglienza e lungo tutto il percorso di spostamento attraverso i confini europei;
- Gli esiti e gli impatti degli interventi di inclusione sociale promossi dai progetti di accoglienza, in particolare SPRAR, sulle storie dei migranti e sul territorio;
- L’interpretazione da parte dell’operatore dell’accoglienza del proprio ruolo nel contesto descritto;
- L’interrelazione tra il viaggio e il/i periodo/i di permanenza all’interno dei progetti di accoglienza;
- La capacità dei progetti di accoglienza di dare spazio e riconoscere l’agency di ogni beneficiario, riconoscendo la limitatezza dell’intervento dal punto di vista spaziale e temporale.
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