Terza conferenza annuale di ESCAPES
Europa e migrazioni forzate
Quale futuro per le politiche europee?
Quali forme e pratiche di resistenza?
Università degli studi di Bari “Aldo Moro”, 23-24 giugno 2016
È aperta la call for presentations per intervenire in uno dei panels che si terranno in occasione della terza Conferenza annuale di Escapes.
5) Il sistema europeo comune di asilo alla prova dei diritti umani
Proponente: Adele Del Guercio (Ricercatrice di Diritto internazionale, Università degli Studi di Napoli L’Orientale)
Il Trattato di Amsterdam, entrato in vigore nel 1999, ha prodotto la comunitarizzazione della materia dell’asilo. Durante il Vertice di Tampere, svoltosi nello stesso anno, l’allora Comunità europea (oggi Unione europea) si è posta l’obiettivo della realizzazione di un sistema europeo comune di asilo (Common European Asylum System – CEAS), basato sull’applicazione della Convenzione di Ginevra e del principio di non-refoulement.
Il sistema europeo comune è stato realizzato in due fasi.
La prima ha visto l’adozione di norme minime relative alle misure di accoglienza da approntare nei confronti dei richiedenti protezione internazionale, alle procedure da seguire, alle forme di protezione da riconoscersi alle persone che rispettino i requisiti di eleggibilità. Sempre nella prima fase sono stati adottati il regolamento Dublino, volto alla determinazione dello Stato competente all’esame delle domande di protezione internazionale, e il regolamento che istituisce EURODAC, un database nel quale vengono raccolti i dati e le impronte digitali dei richiedenti. I risultati conseguiti nella prima fase di realizzazione del CEAS, in termini di armonizzazione degli ordinamenti nazionali e di tutela dei richiedenti protezione internazionale, sono andate ben al di sotto delle aspettative, come dimostrato, peraltro, dalle divergenze registrate nei tassi di concessione della protezione, nelle procedure seguite e negli standard di accoglienza dei richiedenti.
Ciò non sorprende, tenuto conto dell’ampio margine di discrezionalità lasciato alle autorità statali nell’interpretazione delle previsioni, generiche e a tratti oscure, contenute negli atti adottati.
La seconda fase di realizzazione del CEAS si è conclusa nel giugno 2013 con la revisione delle direttive “accoglienza” e “procedure” e dei regolamenti “Dublino” ed “Eurodac”. Già nel 2011 era stata adottata la nuova direttiva “qualifiche” e un anno prima era stato istituito l’Ufficio europeo di supporto all’asilo (EASO).
Allo stato attuale, la normativa dell’Unione europea, da leggersi alla luce della Carta dei diritti fondamentali (che all’art. 18 sancisce il diritto di asilo e all’art. 19 il divieto di respingimento), sembrerebbe garantire a chiunque si trovi alla frontiera o nel territorio di uno Stato membro la possibilità di presentare domanda di protezione internazionale, di ricevere un’accoglienza dignitosa e un supporto specifico in caso di persone vulnerabili, di vedere esaminato il proprio caso su base individuale, ricevendo l’assistenza dell’interprete ed eventualmente del legale, di essere tutelato dal respingimento verso Paesi nei quali possa essere sottoposto a persecuzione, tortura o trattamenti e pene inumani e degradanti, pena di morte, altre gravi violazioni dei diritti umani.
Invero, tali prerogative subiscono una compressione, che va ad incidere sull’esercizio dei diritti fondamentali della persona, in conseguenza delle clausole derogatorie che caratterizzano il dettato normativo in materia di asilo, di interpretazioni restrittive dello stesso (anche ad opera della Corte di giustizia dell’UE), di prassi applicative e di proposte normative avanzate di recente da parte delle stesse istituzioni dell’Unione europea (si veda l’Agenda europea sull’immigrazione).
Esempi in tal senso sono forniti dalle clausole di esclusione dalla protezione internazionale, dal meccanismo di funzionamento del sistema Dublino, dagli standard ancora minimi – malgrado le modifiche – contemplati dalla direttiva accoglienza, dalle procedure di ricollocazione – così come disciplinate dalle decisioni del settembre 2015 –, dalla proposta della Commissione europea sulla definizione di una lista comune di Paesi di origine sicuri.
Saranno valutate proposte di relazione che vogliano affrontare queste e altre tematiche attinenti con un taglio pratico-giuridico.
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