Casa delle donne per non subire violenza, Bologna
In collaborazione con ESCAPES
Call for interventions/papers
Genere e violenza. Quando le donne chiedono asilo
Seminario organizzato nell’ambito del
FESTIVAL “LA VIOLENZA ILLUSTRATA”
XII edizione, Novembre 2017
Scadenza 10 settembre 2017 – massimo 6000 battute (spazi inclusi).
Parole chiave: violenza di genere; migrazioni per asilo; politiche di accoglienza; razzismo/sessismo; soggettività.
La call è chiusa
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Oggetto
La ricerca sui campi ha prodotto analisi rilevanti sul governo capillare dei corpi e dei soggetti e sulle tecniche di controllo che disciplinano la vita di donne, uomini e famiglie nei luoghi di confinamento. Tuttavia, ancora poco sono stati esplorati i modi con cui regimi dei campi, pratiche umanitarie e politiche di controllo non siano neutrali dal punto di vista di variabili quali il genere e la razza.
Sessuazione e razzializzazione delle politiche, delle pratiche di controllo e dell’intervento umanitario e modi con cui esse perpetuano e rafforzano gerarchie e pregiudizi di genere, razza, classe o altre forme di appartenenza, e infine i processi di costruzione attiva del
sé (gendered subjectivity) sono al centro di questa discussione.
Contesto
Questo seminario, organizzato all’interno del Festival La Violenza Illustrata 2017 (Casa delle donne per non subire violenza) in collaborazione con Escapes. Laboratorio di studi critici sulle migrazioni forzate, riflette sugli effetti concreti delle politiche del controllo e dell’abbandono istituzionale che investono le donne dopo le esperienze vissute lungo l’intera traiettoria migratoria. Nel chiedere asilo, esse vivranno ulteriori esperienze di violenza istituzionale e strutturale, legate alle appartenenze di genere e/o saranno abbandonate a condizioni di sofferenza e vulnerabilità.
Il prisma del genere – inteso come uno sguardo analitico capace di cogliere la costruzione di gerarchie sociali sulle differenze e come metodologia che mira a studiare la relazione stretta fra soggetti e forme del potere – è in questa sede richiesto per un’analisi dei processi con cui istituzioni, politiche e forze sociali costruiscono regimi di vulnerabilità, povertà protratta e sofferenza duratura con specificità rispetto all’appartenenza di genere. Centrale è altresì lo studio della soggettività e la sua ricostruzione in condizioni di memoria traumatica e marginalità estrema per indagare gli effetti concreti delle forze sociali e politiche di cui le persone sono investite e i processi di costruzione attiva del sé.
Dall’autunno 2013, una profonda arbitrarietà si gioca sui corpi di esercita il diritto d’asilo.
Il sistema d’asilo appare caratterizzato da un continuo scivolamento fra forme di controllo invasive delle soggettività delle donne e forme d’abbandono istituzionale e sociale a un presente vuoto e un futuro incerto.
Studi e azioni di monitoraggio sulle condizioni delle rifugiate hanno mostrato, per esempio, come il controllo e le pratiche umanitarie agiscano anche con l’imposizione di modelli di genere ritenuti più moderni di quelli d’appartenenza, con forti interferenze nelle attività di cura, del maternage e delle relazioni parentali.
Altri hanno raccontato situazioni d’abbandono di giovani donne anche gravide in ambienti non protetti o promiscui e ai limiti dell’igiene, condizioni materiali di profondo disagio e indecenza; o ancora il controllo della sessualità maschile e stereotipi di genere/razza su giovani richiedenti.
Dalle aree hotspot ai campi cui si è assegnate, donne, nuclei familiari e bambini, in stretta dipendenza dalle condizioni materiali e sociali e dei luoghi ove i centri sono locati, saranno oggetto di controllo e continue interferenze, oppure abbandonate alla loro memoria traumatica e all’assenza di protezione.
Fuori dai campi, nelle dure gerarchie sociali dove razzismo/sessismo, stigmi, sfruttamento, dovranno ingaggiare un’ulteriore partita nel tentativo di guadagnare una minima autonomia dalle istituzioni e d’intervenire sul loro presente e futuro.
In questo scenario, l’esposizione al rischio e alla violenza di genere vissuta nel transito o nel paese d’origine rimane spesso in ombra, principalmente per l’incapacità di cogliere i segni della sopraffazione – compresa la difficoltà delle donne della narrazione della violenza. Quest’opacità si ripercuote lungo le diverse fasi della richiesta d’asilo e nel contatto con attori militari, burocratici e sociali, in teoria preposti a farsi carico delle biografie dell’asilo, producendo altre forme di sofferenza con ripercussioni sull’esito della protezione.
Modalità
Ricercatori/ricercatrici, realtà sociali o individui impegnati in azioni di monitoraggio, nelle esperienze dei centri antiviolenza e in azioni di denuncia sociale sono sollecitate a partecipare per costruire un tavolo di discussione permanente sui temi proposti, fra i quali:
- Immaginari di genere e culturali incorporati dall’intervento umanitario e di controllo;
- Scarto fra dimensione sostanziale e formale della forme di tutela e protezione in una prospettiva di genere;
- Forme di assoggettamento e costruzione attiva del sé (pratiche agite, desideri e significati sociali attribuitial sé e alle proprie posizioni);
- Continuità/temporalità della violenza e della sopraffazione: interazione fra diverse forme di violenza (vissute prima dell’arrivo, nel transito e nei luoghi d’arrivo);
- Analisi delle forme di violenza e degli orizzonti socioculturali in cui si muovono le esperienze di donne e uomini che chiedono asilo (compresa una lettura di ampio raggio verso i contesti di provenienza);
- Tratti evidenti del controllo e pratiche con cui le maschere umanitarie celano violenze istituzionali, razzializzazione delle politiche, meccanismi di sopruso e sopraffazione.
Proponenti
Barbara Pinelli barabara.pinelliatunimib.it
Alessandra Gribaldo alegribaldoatwomen.it
Casa delle donne per non subire violenza ONLUS info.casadonne@women.it
(per info 051-6440163) www.casadonne.it
Tempi e modalità
La call scade il 10 settembre 2017 – sono accettate proposte di 6.000 battute massimo