Proponenti: Milena Belloni, Dottoranda in Sociologia e Ricerca Sociale, Università di Trento, Laboratorio Escapes; Emanuela Paoletti, Research Associate presso il Refugee Studies Center, Oxford University
Il reinsediamento rappresenta, insieme al rimpatrio e all’integrazione locale nei paesi di prima accoglienza, una delle soluzioni a lungo termine che la comunità internazionale ha proposto al problema sempre più pressante dei rifugiati e richiedenti asilo nel mondo (Chimni, 1999; Long, 2015). Tuttavia solo una percentuale minima di rifugiati e richiedenti asilo (solitamente meno dell’1% su scala mondiale – UNHCR, 2014) accede al canale del reinsediamento poiché pochi paesi industrializzati aderiscono ai programmi di reinsediamento dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Inoltre altri regimi di ammissione che sono sostenute dall’UNHCR e dalla comunità internazionale come i visti umanitari, gli sponsor privati, le borse di studio per studenti, i ricongiungimenti familiari, le evacuazioni mediche ed i programmi di inserimento lavorativo (UNHCR, 2015) rimangono ad hoc o limitate. In particolare in Europa, le politiche di reinsediamento sono a uno stato embrionale a differenza di paesi come Stati Uniti e Canada che annualmente accettano migliaia di rifugiati dai campi, ad esempio, di Etiopia, Pakistan e Kenya. E’ però interessante notare che mentre i numeri dei rifugiati reinsediati rimangono minimi in Europa, i flussi di richiedenti asilo e rifugiati da Asia e Africa verso l’Europa sono aumentati drammaticamente negli ultimi anni e conseguentemente il numero dei rifugiati riconosciuti come tali. Questo spinge a chiedersi se il reinsediamento ed altre forme di ammissione possano costituire un’alternativa meno dispendiosa in termini di costi umani, ma anche di costi economici in senso stretto – basti pensare alle spese sostenute nell’estate 2014 per la conduzione dell’operazione umanitaria Mare Nostrum da parte dell’Italia. Il panel mira ad investigare se una più ampia applicazione degli interventi di reinsediamento e altre forme di ammissione di rifugiati e richiedenti asilo nel contesto europeo possa o non possa costituire una futura strada per il miglioramento delle attuali politiche europee dell’asilo utilizzando studi di casi specifici e comparazioni tra vari contesti.
In particolare, le seguenti questioni risultano di particolare interesse: esiste una relazione tra mancate politiche di reinsediamento e l’imponente flusso di richiedenti asilo verso l’Europa? Come si spiega lo stato embrionale dei programmi europei di reinsediamento e altre forme di ammissione di rifugiati e richiedenti asilo? In che modo le politiche del reinsediamento in Europa influenzano l’accesso alla protezione internazionale nei paesi del Nord Africa e viceversa? Quali sono le attuali problematiche legate ai programmi di resettlement per i rifugiati e richiedenti asilo e per le popolazioni locali nei paesi di prima accoglienza e nei paesi che aderiscono ai programmi di reinsediamento? Quali criteri vengono utilizzati nelle selezioni dei rifugiati da reinsediare? Quanto tempo dura l’attesa e in che modo questo periodo viene vissuto dai candidati? Quali meccanismi possono essere innescati da reinsediamenti di gruppo (i.e. pull effect per coloro che non sono ancora fuggiti dal paese)?
Il panel si propone di raccogliere ricerche e riflessioni che analizzino il tema del reinsediamento e di altre forme di ammissione dal punto di vista di ricercatori, policy-makers, operatori del settore (i.e. organizzazioni non-governative, enti locali, organizzazioni internazionali, etc.). Sono incentivati gli interventi che rappresentino il punto di vista dei rifugiati e richiedenti asilo, sia essi che attendano il reinsediamento dai campi dei paesi di primo asilo, sia che siano già stati reinsediati in paesi terzi e riflettano sulla loro esperienza. Sono benvenuti tutti gli studi che portino esperienze e dati di prima mano e che mettano in luce le complessità dell’attuale sistema del reinsediamento, così come le opportunità a cui potrebbe dar luogo per i rifugiati e richiedenti asilo e per i paesi che vi aderiscono. Si valutano contributi sia in italiano che in inglese.